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Diventerà possibile Prevedere i Terremoti?

Bydb87

Mag 25, 2023

 DI FRANCO ROSSI

Attualmente (2023) non ci sono conoscenze sufficientemente dettagliate per poter prevedere esattamente (o perlomeno stimare con precisione) quando e dove tremerà la terra sotto ai nostri piedi. Questo cruccio, però, potrebbe non durare a lungo. Vediamo perché.

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L’intervista

Il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, intervistato dall’Agenzia di stampa ANSA riporta questo.

Attualmente non è possibile prevedere con esattezza (o meglio con incertezze di ore o pochi giorni, di pochi chilometri, e di +/-0.5 di magnitudo) dove e quando avverrà un terremoto di una certa magnitudo. Si possono fare delle previsioni probabilistiche, cioè si può stimare la probabilità che si verifichi un terremoto di una certa magnitudo, in un determinato intervallo di tempo e in una certa area“.

Le previsioni a lungo termine

Le previsioni probabilistiche a lungo termine (50 anni o più) si utilizzano per le carte di pericolosità in base alla classificazione sismica. Servono per la pianificazione territoriale nei decenni a venire, ad esempio per le nuove costruzioni.

Si differenziano da quelle a breve termine, perché qui andiamo nell’ordine dei giorni. Queste ultime funzionano abbastanza bene per tentare di “prevedere” le repliche di un forte terremoto, in quanto, in questo caso, le modalità del rilascio sismico sono più note. Ma c’è un problema. Come fare a prevedere la prima scossa?

A tal proposito, si è ancora alla ricerca di un metodo solido ed efficiente per stimare le probabilità di accadimento dei forti terremoti in condizioni che in gergo si definiscono “normali”, ovverosia senza che ci sia già stato un forte terremoto nei precedenti periodi.

Si potrà in futuro prevedere i terremoti? La risposta lascia stupefatti

La sismologia ha fatto molti passi in avanti nello studio dei terremoti. Prima di riuscire a prevederli, però, è fondamentale capire meglio il processo fisico che c’è alla loro base. I geologi sanno bene come e dove si accumula l’energia, ma non si capisce a fondo cosa accade nei giorni e nei minuti prima che inizi la rottura sulla faglia. Ed è su questo punto che bisogna lavorare ancora parecchio.

Studi recenti dimostrano che i fluidi in profondità (acqua, anidride carbonica, ecc.) hanno una grande importanza. Una variazione (anche non cosi sostanziale) della pressione nelle fratture e nei pori delle rocce in profondità può indebolire la faglia e farla muovere prima di quanto ci potremmo aspettare. Quindi prenderci in contropiede. Se solo riuscissimo a capire i cambiamenti sotto la superficie terrestre…ma ci arriveremo.

SI RINGRAZIA IL METEOGIORNALE.IT PER LA GENTILE CONCESSIONE